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com'è
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Museo della Pietra
piegata di Levigliani
esposizione
permanente della tradizione lapidea apuana
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gli spazi del museo
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piano
terra:
Marmi puri e sacri (in niveo
templo)
La spazio dell’arte sacra e funeraria propone alcuni importanti
manufatti che attestano l’attitudine naturale del marmo ad opere di
carattere religioso. Colonne, capitelli, balaustre, vasi, sculture e
bassorilievi, con raffigurazioni di repertorio sacro, trovano qui
significativo spazio. È questo un campo produttivo che, in età
moderna e contemporanea, ha rappresentato il settore trainante delle
lavorazioni artistiche ed artigianali, con impieghi fondamentali di
lapidei apuani, sia bianchi sia colorati. Entrato in crisi con le
scelte dell’architettura post-conciliare, a favore dei materiali
poveri ed autoctoni, dava un tempo lavoro a numerosi studi di
scultura, soprattutto a Carrara, Pietrasanta, Seravezza e Querceta.
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fax +039 0584 778053 |
piano primo:
I colori del marmo (luxuriosa materia)
La sezione è dedicata ai marmi colorati delle Alpi Apuane, oggi quasi del
tutto “dimenticati” dall’industria estrattiva, ma che un tempo hanno
goduto di particolare prestigio e notorietà.
Particolarmente apprezzati per
il commesso e le tarsie d’età barocca, i marmi colorati apuani hanno in
seguito trovato limitato impiego nei complementi di arredamento e
nell’oggettistica di lusso.
La marmoteca qui esposta raccoglie una ricca collezione di marmi ornamentali
colorati di valore storico delle Alpi Apuane ed esempi di manufatti che
hanno saputo sfruttare i suggestivi effetti della policromia lapidea.
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Pietre di casa e di bottega (locus
alchemicus)
La cucina e la farmacia hanno avuto in comune, per molti secoli, uno
strumento di lavoro spesso ricavato dal marmo: il mortaio. La frantumazione
dei materiali organici ed inorganici era un’attività ricorrente di questi
due luoghi. Oltre i mortai, anche le conche per la conservazione di olio o
di lardo, così come i fornelli per contenere il fuoco, avevano nel marmo e
nelle pietre locali la loro materia prima di fabbricazione.
Il Museo conserva qui anche l’erbario del Parco, dedicato alla flora delle
Alpi Apuane, con exsiccata di piante di significativo interesse
naturalistico.
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piano secondo:
27 secoli di storia (marmor signum
temporum)
Nello spazio di un unico locale è possibile percorrere un arco di tempo di
quasi tremila anni di storia, attraverso la testimonianza materiale di
alcune produzioni seriali, ma rappresentative, di marmo.
Sono soprattutto le
opere architettoniche, insieme ad oggetti d’uso quotidiano, a segnare
l’inesorabile mutamento dei secoli.
Tra i manufatti di valore
storico-archeologico e di provenienza locale, si segnalano: un cippo
funerario, aniconico e con coronamento a calotta, d’età etrusca; un
grosso frammento di trabeazione di una Villa
rustica imperiale; basi, colonnelli e capitelli di polifore
tardomedievali.
Altri oggetti di uso comune in marmo sono stati prodotti durante l'età
moderna e contemporanea.
Sala multimediale
È l’area documentale ed illustrativa del
Museo, che conserva materiale filmografico sulle Alpi Apuane e permette
di consultare, anche in modo interattivo, documenti visivi e ipertesti
utili alla conoscenza dell’ambiente naturale e della storia del
territorio protetto.
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piano terzo:
Tombe liguri apuane a Levigliani
(…ferrum hastae, lapides
sepulcri…)
Una speciale sezione archeologica del museo raccoglie reperti ceramici (olle, coppe,
ecc.) e altri materiali di corredo (fibule, armille, anelli, ecc.) di alcune
sepolture del III-II sec. a.C., di poco antecedenti la conquista romana del
territorio.
Di particolare interesse è la punta di un giavellotto,
ripiegato forse per ragioni rituali, in versione miniaturistica poiché
appartenente ad un bambino.
Le tombe erano contenute all’interno di una
cassetta litica formata da cinque/sei lastre di scisto, con accumuli di
pietrame sciolto a protezione esterna.
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Gli oggetti esposti provengono da
ritrovamenti occasionali e da scavi programmati della necropoli di
Levigliani, che costituisce il più vasto sepolcreto del popolo dei Liguri
Apuani nella regione geografica che ancora oggi conserva il loro nome.
I reperti sono qui depositati dalla Soprintendenza per i Beni archeologici
della Toscana |
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